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Storia di Lodi

lunedì 6 dicembre 2010

Dal 1251 si susseguirono le signorie dei Vistarini, Torriani, Visconti,
Fissiraga e Vignati (che unirono Lodi a Piacenza), finchè nel XV secolo
Lodi venne assorbita dal Ducato di Milano, risentendo delle guerre con
la vicina Repubblica di Venezia. In età rinascimentale vi si svolsero
avvenimenti storici importanti: nel 1413 l'antipapa Giovanni e
l'imperatore Sigismondo convocarono da qui il Concilio di Costanza, che
risolse lo Scisma occidentale; il 9 aprile 1454, presso il castello di
Porta Regale, sede locale della corte di Francesco Sforza, gli Stati
regionali italiani firmarono la Pace di Lodi, che garantì quarant'anni
di stabilità politica. Nelle età successive Lodi fu sotto il dominio
spagnolo, austriaco e francese. Proprio nella celebre battaglia del
ponte di Lodi, il 10 maggio 1796, Napoleone sconfisse il maresciallo
austriaco Beaulieu, aprendosi la strada per la conquista di Milano.
Lodi é anche patria di alcuni personaggi illustri, tra cui l'umanista
Maffeo Vegio, il teorico musicale Franchino Gaffurio, i Piazza,
dinastia di pittori del Cinquecento, il poeta e commediografo
dialettale, autore della "Sposa Francesca", Francesco De Lemene, il
microbiologo Agostino Bassi, la poetessa Ada Negri.

La Pace di Lodi


Il 9 aprile 1454 veniva firmata la pace fra il Ducato di Milano e la
Repubblica Veneta, ponendo così fine agli anni di guerre che avevano
sconvolto l'Italia. Aveva così inizio un lungo periodo di pace: il
Rinascimento. Pochi sanno come e perchè la città di Lodi venne scelta a
sede delle trattative e del patto finale sostituendosi ad altre città
più grandi e legando così il suo nome al grande fatto storico. La
discrezione e la segretezza che circondarono le difficili trattative
fra Milano e Venezia e gli altri Stati comprimari, permisero di portare
a felice compimento i lavori preparatori a Lodi, città che per la sua
posizione geografica più si addiceva: qui vennero sottoscritte le
clausole del trattato. Artefice di questo non facile compromesso fu
frate Simone da Camerino, in quel tempo priore del convento di San
Domenico in Lodi. Un diplomatico discreto quanto valido, che seppe
smussare le eccessive pretese dello Sforza, l'ambagia della Serenissima
e i giochi interessati dei vari Signori del tempo. Un lavorio,
delicato, durato diversi anni, che raggiunse finalmente l'obiettivo
tanto atteso dalla gente stanca di guerre e di morti per un castello in
più o per il diritto ad un ponte su un fiume. Così ai primi di aprile
del 1454 a Lodi arrivarono i commissari Angelo Simonetta, Andrea da
Birago, Guarnieri di Castiglione da parte degli Sforza e l'oratore
veneziano Paolo Barbo con il fiorentino Dietisalvi Nerone per la
Repubblica Veneta. Arbitro, fra' Simone da Camerino. L'atto di pace
venne perfezionato la sera dell'8 aprile e stipulato il giorno 9 mentre
si convenne che la proclamazione della pace avvenisse il giorno 14
aprile, domenica degli Ulivi. La notizia della pace si diffuse in un
baleno per l'Italia. Tutte le potenze italiane, più o meno di buon
grado, aderirono alla pace ed a renderla più duratura il 30 agosto
dello stesso anno, si veniva alla firma di un trattato per una Lega
generale italiana che assicurò all'Italia intera lunghi anni di
operosità e di pace.

Federico Barbarossa riedifica Lodi


L'antica Laus era stata rasa al suolo tre mesi prima dai Milanesi:
Federico Barbarossa, tornato in Italia ad agosto, accoglie i profughi
Lodigiani che gli chiedono di avere il Colle Eghezzone per ricostruire
la nuova Lodi. Il colle, pomposamente chiamato monte, era una
montagnola circondata dall'Adda, da boschi e paludi ove, già nel 1111,
anno della prima distruzione di Laus, alcuni lodigiani si erano
rifugiati. Lasciamo allo storico Ottone Morena, testimone del fatto, la
cronaca di quel memorabile avvenimento. "Il domani, che fu domenica,
giorno 3 di agosto, festa di san Gaudenzio e dell'invenzione di San
Stefano protomartire, del 1158, ascese Federico imperatore il suo
cavallo, e con molti dei suoi principi e coi militi e soldati
lodigiani, andarono al monte Guzzone. Ora trovandosi sul monte e
guardando torno a torno la terra, ecco un divino prodigio. Essendo il
cielo perfettamente sereno, cadde improvviso un acquazzone ciò che fu
tenuto per buon augurio. Cessata la pioggia, l'imperatore con un suo
stendardo investì i Lodigiani della proprietà del luogo, ove ora è
fabbricata la nuova città, nella rappresentanza dei consoli lodigiani
Cosimo Morena, Archembaldo Sommariva, Loterio degli Aboni, e degli
altri loro soci, che allora tenevano il governo di quella terra. E
furono così costituiti i confini di essa città: dalla costa di san
Vincenzo all'Adda sin dove fu incominciata la fossa sopra la palude, e
da essa palude lungo tutto il fossato sino all'altra palude verso Selva
Greca, sulla costa della medesima palude e sempre seguendo il corso
della fossa sino al fiume Adda verso mattino. Ciò fatto l'imperatore ed
i Lodigiani ritornarono negli accampamenti . E Lodi incominciò la sua
nuova vita per la tenacia dei suoi abitanti e la ampia protezione ed
aiuto del Barbarossa".


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Lara Malerba si occupa di contenuti per
ZeroDelta, nel tempo libero
si diletta con il suo blog




Fonte: Article-Marketing.it

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