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L'Attimo Fuggente - Il momento giusto

martedì 26 giugno 2012 0 commenti

Non esistono momenti giusti o sbagliati....se una cosa è bella può capitare anche nel periodo più sbagliato....e immediatamente lo fa diventare giusto.....e se non ci sentivamo pronti lo diventiamo......

Capita di incontrare una persona che ci piace tantissimo, che ci fa sentire a nostro agio, che non vediamo l'ora che venga a prenderci per trascorrere un po' di tempo con lei, tempo che non sembra mai sufficiente ad appagare il nostro bisogno di starle accanto. Tutto in apparenza procede a meraviglia, il nostro sentimento cresce giorno dopo giorno e quasi non ci rendiamo conto che impercettibilmente prima, e in maniera più evidente poi, le cose iniziano a cambiare, come se ciò che fino a quel momento ci sembrava naturale sembra diventare forzato e ciò che avevamo dato per acquisito ci sfugge dalle mani.

Allora ci poniamo delle domande alle quali però non troviamo risposta, considerando il fatto che in noi non c'è stato alcun cambiamento, e che successivamente giriamo all'altro facendolo sentire a sua volta nella condizione di darsi e di darci spiegazioni. Fino al giorno in cui ci prende e ci spiega, con dispiacere e sofferenza interiore, che, nonostante si renda conto di quanto siamo speciali, che certamente non troverà mai più una persona che valga tanto, che ci tiene tantissimo a noi, ma che siamo capitati in un momento sbagliato della sua vita.

E' davvero così?

La nostra possibilità di amare o di essere amati dipende quindi dal momento in cui capitiamo nella vita di una persona?

Con sofferenza ci troviamo a dover accettare la scelta dell'altro, rassegnandoci al destino avverso che ci ha fatto incontrare la persona giusta nel momento sbagliato, e sperando, in cuor nostro, che prima o poi l'oggetto del nostro desiderio tornerà da noi. Poi però, poco dopo la fine della nostra storia, può capitarci di incontrare casualmente la persona che ci è sfuggita via senza che potessimo far niente per trattenerla, mano nella mano con un'altra, comportandosi con lei nel modo esatto in cui avremmo desiderato lo facesse con noi.

A quel punto ci domandiamo cosa avevamo noi che non andasse e perché qualcuno che poco prima si era detto fermamente convinto di non volere una relazione seria nel momento in cui c'eravamo noi nella sua vita, di colpo, incontrando qualcun altro, sceglie di averla. Oppure ci arrabbiamo perché ci sentiamo presi in giro da chi probabilmente voleva solo trascorrere dei momenti piacevoli, prendendosi tutto ciò che poteva da noi senza voler dare niente in cambio né prendersi alcuna responsabilità. Il dubbio di aver preteso troppo e troppo presto, di aver pressato l'altra persona, di averle rivelato con troppa sincerità tutti i nostri sentimenti e di averla fatta sentire troppo sicura, si insinua in noi, e non ci fa vivere in pace per molto tempo.

Esiste un momento giusto e uno sbagliato?

E' giusto limitarsi nel dare per paura che l'altro ci veda troppo coinvolti e scappi?

Se guardiamo indietro e ci mettiamo nei panni dell'altro ci potrebbe apparire tutto molto più chiaro, perché noi stessi a volte abbiamo dato la stessa risposta ad altre persone, senza avere una vera consapevolezza del perché non riuscivamo a desiderare di stare in modo serio con loro, pur essendo coscienti del valore e dell’intensità dei loro sentimenti. Se ci mettiamo nei panni dell'altro ricordiamo anche che un sentimento troppo evidente, da parte di qualcuno per il quale non provavamo le stesse emozioni, ci aveva fatto sentire a disagio, non perché fosse presto o tardi, quanto perché sapevamo di non poter soddisfare le sue aspettative.

Se ci mettiamo nei panni dell'altro sappiamo che quando abbiamo incontrato qualcuno che ci faceva battere forte il cuore, anche se era capitato nel momento più sbagliato della nostra vita, il più pieno di problemi o di cose da fare, abbiamo comunque scelto di vivere la relazione; anche se ci aveva investito di attenzioni dal primo istante, anche se ci aveva detto ti amo dopo mezzo secondo dal primo sguardo, anche se voleva trascorrere con noi ogni momento libero, nonostante fossimo pieni di impegni.

Perché davanti a due cuori che battono forte generando un qualcosa che ci permette di camminare a un metro da terra, anche il momento più sbagliato diventa immediatamente giusto.


Marta Lock

L'Attimo Fuggente - Andare o restare?

martedì 19 giugno 2012 0 commenti

Può capitare in determinati momenti...di sentirci divisi tra la voglia di andare...lasciare tutto e ricominciare da capo in un altro posto...e quella di restare...consapevoli dell'importanza e del valore dei legami che abbiamo costruito nel tempo...se il dubbio è tanto forte...è meglio scegliere di restare...

Ci sono dei momenti nella vita nei quali le cose intorno a noi non sembrano mai girare per il verso giusto, e ci sembra di essere dei criceti che continuano a correre facendo girare la ruota senza mai giungere a una destinazione. Oppure, nonostante siamo riusciti a raggiungere un obiettivo sentiamo che ci manca qualcosa che può essere un amore, una realizzazione, un nido da costruire senza però avere la possibilità di farlo.

Ecco perciò spuntare il miraggio della fuga, il desiderio di andare dall'altra parte del mondo per costruirci l'identità che non siamo riusciti a ottenere nel posto in cui viviamo, per inventarci una vita diversa nella quale realizzare tutti i nostri desideri e nella quale trovare ciò di cui siamo alla ricerca. Il sogno di fare quella scelta ci culla e, a volte ci rende più piacevole il quotidiano con il quale ci confrontiamo giornalmente, come se quel progetto non ancora delineato costituisse il nostro unico scopo, la nostra meta finale.

Poi però ci fermiamo a guardarci intorno con attenzione e vediamo con chiarezza tutta la rete di affetti, di conoscenze, di abitudini che abbiamo costruito con il tempo, le piccole vittorie che nel momento di insoddisfazione non avevamo preso in considerazione, le radici che, pur non volendolo ammettere neanche con noi stessi, abbiamo piantato saldamente nel terreno, e non siamo più tanto sicuri di voler rinunciare a tutto.

Perché è così difficile in alcuni momenti apprezzare ciò che abbiamo?

Cos'è che ci fa sentire il desiderio di fuggire?

Siamo davvero sicuri di essere in grado di rinunciare a tutto ciò che fa parte della nostra vita attuale?

Come possiamo essere certi che ricostruirci una vita dall'altra parte del mondo non ci porti a ricadere prima o poi nelle stesse dinamiche?

Andare via lontani per ricominciare da zero richiede una grandissima dose di coraggio e di forza d'animo, oltre che capacità di metterci in discussione e voglia di confrontarci con noi stessi per scoprire quanta grinta riusciamo a tirare fuori per guadagnarci un nostro spazio in una realtà che non conosciamo. Ma soprattutto un grande equilibrio per che ci faccia capire con chiarezza che una scelta del genere non può essere determinata da una fuga, da uno scappare da qualcosa o da qualcuno, bensì dovrebbe essere un andare verso un avvenire che sentiamo più nostro rispetto a quello nel quale sembreremmo destinati a stare.
A quel punto andare è sicuramente la scelta giusta.

Se invece desideriamo partire solo perché viviamo un momento di disagio e pur di lasciarcelo alle spalle prenderemmo al volo la prima occasione che ci capita, rischieremmo di trovarci soli, dall'altra parte del mondo, con le nostre paure e insoddisfazioni e con un'enorme nostalgia per tutti gli affetti che abbiamo lasciato, in un posto che forse non è poi così tanto idilliaco quanto avevamo immaginato.

Forse la soluzione sta nel mettere sul piatto della bilancia le certezze, la stabilità e il senso di sicurezza che ci danno i luoghi che conosciamo come le nostre tasche, il calore delle persone che abbiamo incontrato negli anni e che arricchiscono la nostra esistenza, mentre sull'altro piatto posizionare l'incognito, il brivido eccitante della novità dato dalla scoperta di ciò che non conosciamo ma anche il rischio di rimanerne delusi o di comprendere che ciò di cui avevamo davvero bisogno l'avevamo già davanti ai nostri occhi senza essere capaci di vederlo.

Perché a volte, passato il momento di insoddisfazione, ritroviamo la voglia di combattere per ciò che desideriamo, senza per questo dover scappare o voltare completamente pagina; perché a volte ciò che abbiamo è ciò che abbiamo scelto di avere e soprattutto perché ciò a cui dovremmo rinunciare è molto più importante di ciò che potremmo ottenere.
In questo caso la scelta giusta è restare.



Marta Lock

L'Attimo Fuggente - Tutto sbagliato

martedì 12 giugno 2012 0 commenti

E dopo tanto tempo passato a preoccuparci di cosa sarebbe giusto fare...o di dove abbiamo sbagliato...e cosa possiamo fare per modificarci...giungiamo al momento in cui scegliamo di essere come siamo...perché fondamentalmente ci piacciamo proprio così...

Nei momenti, più o meno lunghi, della nostra vita durante i quali siamo single, sia che questo dipenda o meno dalla nostra volontà, ci troviamo a navigare nello strano mare degli appuntamenti, che dovrebbero servire, almeno nella nostra intenzione, a conoscere qualcuno al punto di poter poi decidere se iniziare o no una storia più importante. Spesso però non riusciamo ad arrivare neanche a superare il primo mese di frequentazione trovandoci nostro malgrado davanti a fughe a nostro parere immotivate che ci lasciano nel dubbio di aver fatto qualche errore.

Se usciamo da una relazione lunga, nella quale eravamo abituati al dialogo e al confronto,
cerchiamo di ripetere la stessa dinamica anche con la persona oggetto momentaneo della nostra attenzione, quanto meno per comprendere gli sbagli del nostro comportamento e provare a correggerli. E in quel momento ci scontriamo con la dura realtà degli appuntamenti a scadenza: il silenzio.

Non capiamo per quale strano motivo qualcuno dovrebbe rifiutare un dialogo sereno, che non sia necessariamente finalizzato a dover insistere nel proseguire una relazione, tra l'altro mai realmente iniziata, ma solo che sia esplicativo di cosa sia successo, perciò insistiamo nel tentare un contatto con quella persona, la quale però, sentendosi quasi assediata e non avendo voglia di dare nessuna spiegazione, si ostina nella fuga silenziosa.

Se siamo fortunati abbiamo dall'altra parte una risposta che però ci lascia interdetti: "non vogliamo le stesse cose".

Ora, premesso che in linea di massima dopo un mese di frequentazione è molto difficile sapere cosa si vuole da qualcuno, come può l'altro aver compreso cosa vogliamo dal momento che non l'abbiamo affatto chiaro neanche noi?

Ecco quindi che inizia l'attento esame del nostro comportamento che ci porta a cambiare direzione e prepararci così al prossimo nuovo incontro, al quale giungiamo preparatissimi e pronti ad assumere l'atteggiamento opposto al precedente. Ma anche in quel caso assistiamo a una fuga...

Cosa c'è quindi di sbagliato in noi?

Perché ogni cosa che facciamo si rivela inadeguata alla persona che abbiamo davanti?

Qual è il comportamento giusto da assumere?

Dopo qualche tempo e qualche disastrosa semi storia finita sul nascere ci rendiamo conto che è impossibile trovare un comportamento giusto, perché le persone sono diverse, come lo sono le intenzioni e le reazioni di ognuno, quindi ciò che è perfetto può non esserlo per l’altro. Se continueremo a cambiare il nostro atteggiamento basandoci su ciò che ha determinato la fine di una conoscenza, continueremo a correre senza raggiungere mai una destinazione, perché probabilmente il nuovo atteggiamento non andrà bene per una persona diversa, e così via fino ad accumulare una seri infinita di frustranti fughe. Insomma, ci renderemo conto improvvisamente che stiamo cercando di piacere agli altri perdendo di vista ciò che piace a noi.

L'unica cosa che possiamo fare è essere noi stessi, nel bene e nel male e mostrarci per come siamo, con la consapevolezza che se qualcuno fugge è semplicemente perché non è abbastanza interessato a conoscerci e scoprire tutte le nostre sfaccettature. Ma nel momento in cui ci troveremo davanti una persona che sceglierà di fermarsi, saremo sicuri che lo farà perché si sentirà talmente affascinata e rapita da ciò che vede in noi da decidere che qualsiasi cosa abbia pensato di volere in precedenza passa in secondo piano rispetto al desiderio di rimanere con noi.

E a quel punto tutto il senso di inadeguatezza, che avevamo sentito in precedenza, come anche l'insicurezza generata dal non sapere come comportarci, svaniscono, perché saremo consapevoli di esserci mostrati nella nostra vera essenza e di essere apprezzati proprio perché siamo come siamo.

Marta Lock

L'Attimo Fuggente - Paura d'amare

martedì 5 giugno 2012 0 commenti

A volte la paura di cadere...ci impedisce di vedere quanto è bello il mondo visto dal cielo...è un peccato perché non capita sempre di andare tanto in alto...e se cadremo...beh, ci rialzeremo...

Quelli di noi che hanno provato un amore molto forte e, nonostante abbiano combattuto con le unghie e con i denti per quel sentimento e per non perdere la persona che suscitava emozioni tanto forti, l'hanno perso, hanno conosciuto una sofferenza talmente profonda da rendere loro davvero difficile anche solo pensare di rimettersi in gioco.

Perché soffrire per amore fa male, ci segna e ci fa chiudere, e questo diventa più vero ogni volta che una relazione finisce, qualsiasi sia il motivo; perché credere con tutte le proprie forze in qualcuno o in qualcosa e poi rimanerne delusi ci fa gradualmente perdere la voglia di farlo ancora.

Nel caso in cui siamo stati traditi poi la questione diventa particolarmente difficile in quanto non solo dobbiamo accettare la sconfitta nei confronti di qualcosa che avevamo tentato di costruire e che è crollato come un castello di carta davanti ai nostri occhi, ma anche per l’abbattimento totale della fiducia che un tradimento inevitabilmente genera, oltre al senso di colpa, nei confronti di noi stessi, causato dalla certezza di non aver notato segnali che probabilmente ci sono stati, ma che noi, ottusamente, non abbiamo colto.

Ecco quindi che conoscere qualcuno diventa complicato, difficile tornare a fidarsi, quasi impossibile riuscire a lasciarsi andare.

Perché diventa tanto rischioso metterci di nuovo in gioco?

E' giusto lasciare che la paura ci paralizzi al punto da costringerci a chiudere il nostro cuore?

L'autodifesa è normale per proteggerci dal dolore, ma è anche vero se se non rischiamo ci neghiamo automaticamente anche la possibilità di essere felici.
Ecco quindi formarsi un esercito di persone spaventate che diventano, più o meno consapevolmente, delle vere e proprie mine vaganti, perennemente in bilico tra il voler provare e il terrore di farlo, tra il volerci essere e il voler fuggire via lontane, tra il voler conoscere una persona e, appena si rendono conto che sta iniziando davvero a piacergli, scappare, chiudendo automaticamente ogni possibilità che la relazione abbia un seguito. Questo tipo di atteggiamento genera in chi ha a che fare con questi soggetti, una tale
confusione e insicurezza da provocare a sua volta sofferenza, che si trasformerà in esigenza di autodifesa creando altre persone spaventate dai sentimenti, che accresceranno l'esercito delle mine vaganti.

Finché un giorno ci fermiamo, ci guardiamo allo specchio e vediamo la solitudine che abbiamo scelto, comprendendo che non ci fa soffrire, è vero, ma non ci rende neanche felici, e che a furia di volerci difendere abbiamo quasi dimenticato cosa significhi amare o condividere le nostre emozioni con un'altra persona.

Quindi cominciamo a guardare indietro con nostalgia, ricordando le sensazioni intense che abbiamo provato quando abbiamo avuto il coraggio di lasciare aperta la porta del nostro cuore e, confrontandola con il vuoto emotivo del presente, ci fa considerare che tutto sommato, forse, vale la pena mettersi di nuovo in gioco, perché se in precedenza siamo riusciti a venir fuori da una sofferenza tanto profonda potremo farlo ancora, e perché in fondo il rischio di poter provare di nuovo dolore non è niente se paragonato alla possibilità di essere felici, per un giorno, per un mese o per un anno.

Perché una volta rimarginate le ferite, ciò che resta vivo nella nostra memoria emotiva è il ricordo dell’intensità delle emozioni provate che ci hanno portato in alto, e che non si ripeteranno mai più se sceglieremo di rinunciare al rischio di viverle ancora…e ancora…



Marta Lock

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