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L'Attimo Fuggente - Paura d'amare

martedì 5 giugno 2012

A volte la paura di cadere...ci impedisce di vedere quanto è bello il mondo visto dal cielo...è un peccato perché non capita sempre di andare tanto in alto...e se cadremo...beh, ci rialzeremo...

Quelli di noi che hanno provato un amore molto forte e, nonostante abbiano combattuto con le unghie e con i denti per quel sentimento e per non perdere la persona che suscitava emozioni tanto forti, l'hanno perso, hanno conosciuto una sofferenza talmente profonda da rendere loro davvero difficile anche solo pensare di rimettersi in gioco.

Perché soffrire per amore fa male, ci segna e ci fa chiudere, e questo diventa più vero ogni volta che una relazione finisce, qualsiasi sia il motivo; perché credere con tutte le proprie forze in qualcuno o in qualcosa e poi rimanerne delusi ci fa gradualmente perdere la voglia di farlo ancora.

Nel caso in cui siamo stati traditi poi la questione diventa particolarmente difficile in quanto non solo dobbiamo accettare la sconfitta nei confronti di qualcosa che avevamo tentato di costruire e che è crollato come un castello di carta davanti ai nostri occhi, ma anche per l’abbattimento totale della fiducia che un tradimento inevitabilmente genera, oltre al senso di colpa, nei confronti di noi stessi, causato dalla certezza di non aver notato segnali che probabilmente ci sono stati, ma che noi, ottusamente, non abbiamo colto.

Ecco quindi che conoscere qualcuno diventa complicato, difficile tornare a fidarsi, quasi impossibile riuscire a lasciarsi andare.

Perché diventa tanto rischioso metterci di nuovo in gioco?

E' giusto lasciare che la paura ci paralizzi al punto da costringerci a chiudere il nostro cuore?

L'autodifesa è normale per proteggerci dal dolore, ma è anche vero se se non rischiamo ci neghiamo automaticamente anche la possibilità di essere felici.
Ecco quindi formarsi un esercito di persone spaventate che diventano, più o meno consapevolmente, delle vere e proprie mine vaganti, perennemente in bilico tra il voler provare e il terrore di farlo, tra il volerci essere e il voler fuggire via lontane, tra il voler conoscere una persona e, appena si rendono conto che sta iniziando davvero a piacergli, scappare, chiudendo automaticamente ogni possibilità che la relazione abbia un seguito. Questo tipo di atteggiamento genera in chi ha a che fare con questi soggetti, una tale
confusione e insicurezza da provocare a sua volta sofferenza, che si trasformerà in esigenza di autodifesa creando altre persone spaventate dai sentimenti, che accresceranno l'esercito delle mine vaganti.

Finché un giorno ci fermiamo, ci guardiamo allo specchio e vediamo la solitudine che abbiamo scelto, comprendendo che non ci fa soffrire, è vero, ma non ci rende neanche felici, e che a furia di volerci difendere abbiamo quasi dimenticato cosa significhi amare o condividere le nostre emozioni con un'altra persona.

Quindi cominciamo a guardare indietro con nostalgia, ricordando le sensazioni intense che abbiamo provato quando abbiamo avuto il coraggio di lasciare aperta la porta del nostro cuore e, confrontandola con il vuoto emotivo del presente, ci fa considerare che tutto sommato, forse, vale la pena mettersi di nuovo in gioco, perché se in precedenza siamo riusciti a venir fuori da una sofferenza tanto profonda potremo farlo ancora, e perché in fondo il rischio di poter provare di nuovo dolore non è niente se paragonato alla possibilità di essere felici, per un giorno, per un mese o per un anno.

Perché una volta rimarginate le ferite, ciò che resta vivo nella nostra memoria emotiva è il ricordo dell’intensità delle emozioni provate che ci hanno portato in alto, e che non si ripeteranno mai più se sceglieremo di rinunciare al rischio di viverle ancora…e ancora…



Marta Lock

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